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L001164
Dante e la dimensione visionaria tra medioevo e prima età moderna, 2019 a cura di Bernard Huss - Mirko Tavoni Memoria del Tempo n. 64 pp. 192, ill. col., ISBN 978-88-9350-032-6 € 18.00 E' possibile scaricare questo volume in versione PDF, a pagamento, tramite Casalini Libri Digital Division Bernhard Huss - Mirko Tavoni, Premessa - Giulio Busi, I viaggi oltremondani nella mistica ebraica - Gian Luca Potestà, Carisma celeste. Visioni e rivelazioni al tempo di Dante - Luigi Canetti, Onirismo dantesco e oniromantica medievale - Pier Mattia Tommasino, Visio e divisio in Inferno XXVIII: qualche riflessione sulle fonti islamiche della Commedia - Gaia Gubbini, Sogno, visio, imaginatio nel Roman de la Rose e in altri testi-chiave delle letterature della Francia medievale - Mirko Tavoni, L’Inferno sognato, la telepatia di Virgilio e gli antefatti danteschi della Commedia come visione in sogno - Anna Pegoretti, Visio e fictio nelle antiche illustrazioni della Commedia:per una rivalutazione dei danti dormienti - Bernhard Huss, Il genere visione in Petrarca (Trionfi) e in Boccaccio (Amorosa visione). |
Che cosa significa che la Divina Commedia è il racconto della visione dell’aldilà che Dante afferma di avere avuto, il resoconto di ciò che giura di avere visto? Queste affermazioni sono “vere”, e in che senso possono esserlo? O sono fittizie, giustificate dall’eccezionale inventività poetica dell’autore messa al servizio di una auto-assegnata missione di rigenerazione della Cristianità? Il dilemma fra queste due interpretazioni polari rischia di essere indecidibile e sterile, ma questo agile volume, frutto di un seminario interdisciplinare tenuto all’Italienzentrum della Freie Universität di Berlino sotto l’egida della Fondazione Alexander von Humboldt, porta risultati originali che fanno fare passi avanti alla nostra comprensione dei fatti. Il retroterra di Dante viene illuminato in varie direzioni: dal possibile rapporto con la mistica ebraica e con quella islamica, all’onirismo antropologico tardo antico e medievale, alle tradizioni teologiche e profetiche legittimanti la visione dell’aldilà, all’onirismo lirico o allegorico circolante nelle tradizioni poetiche gallo-romanze. La vocazione visionaria di Dante viene saggiata nella Vita nova e nel Convivio e messa alla prova della testualità del poema sacro. Si interroga il significato dei “Danti dormienti” nelle antiche illustrazioni della Commedia. Ed emerge la cesura epistemologica che separa Dante dalle riprese del genere “visione” in Petrarca e Boccaccio. Su tutto ciò il lettore troverà in questo libro molte idee nuove.