Non c’è artista mosaicista contemporaneo più rarefatto e simbolico di Marco De Luca, che mai s’è fatto possedere, forse neppur tentare, dai dèmoni del naturalismo.
Marco De Luca affronta una nuova sfida, ponendo all’interno di due dei più potenti e suggestivi monumenti tardoantichi ravennati, il Mausoleo di Teodorico e il Battistero degli Ariani, le sue opere Chimera e Sudari.
L’artista, che sa essere autorevole e originale mantenendo uno spirito mite e riverente nei confronti dell’antica capacità dei maestri mosaicisti del passato, abbraccia e concilia nelle sue opere l’annoso dilemma tra scultura e mosaico.
L’intento è quello di proporre l’arte del mosaico all’interno di quei monumenti ravennati del patrimonio UNESCO che ne sono privi o ne hanno limitate porzioni, in modo da suggerire un elemento in più di apertura verso ciò che avvertiamo presente pur nell’assenza, il senso di un omaggio, di una ricerca, di una epifania.