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Fasani, Remo L'infinito endecasillabo e tre saggi danteschi, 2007 Studi danteschi pp. 144, ISBN 9788880635345 € 15.00 E' possibile scaricare questo volume in versione PDF, a pagamento, tramite Casalini Libri Digital Division |
Questa raccolta di saggi si divide in due parti, una di metrica e una di ecdotica e di esegesi.
Il titolo della Parte prima, L’infinito endecasillabo, sembra forse eccessivo, ma questo verso, anche se ultimamente molto studiato, nasconde ancora non pochi segreti. Eccone alcuni, che qui si menzionano in forma di domanda. Prima riguardo alla Commedia: perché nel verso «levan la voce e rallegrano li atti» un verbo è apocopato e l’altro no? Perché il vocabolo «cielo», che prima di consonante andrebbe troncato, può avere cinque eccezioni? Poi riguardo all’endecasillabo in generale: in che proporzione le categorie grammaticali si trovano alla fine di versi rimati e di versi non rimati? Quali sono le sue mutazioni e a quali autori, dai siciliani ai moderni, sono principalmente dovute? Qual è la differenza tra un’esapodia giambica e l’endecasillabo e c’è in italiano un endecasillabo nativo? Che cosa sono i versi panvocalici e che frequenza hanno nei principali autori? Qual è, per il numero di fonemi, la durata di un sonetto nei vari poeti e nelle varie lingue?
A versi minori sono invece dedicati i capitoli Il novenario e “Fratelli d’Italia”, e qui si hanno le domande, per il primo: si può parlare della sua presenza nei testi arcaici? E per il secondo: che cosa la sua metrica può dire sulla sorte
stessa dell’Italia? Nella Parte seconda, Tre “cruces” fa una scelta tra le seguenti coppie di varianti della Commedia: «l’escalina» o «ses freg e ses calina» (Purg. XXVI 146), «voci» o «lire» (Purg. XXIII 34), «ora» o «òra» (Purg. I 115), di cui la prima variante è quella dell’edizione Petrocchi e la seconda quella da me promossa: per quali ragioni e con quale procedimento? Chi sono le tre fiere di Dante, dove il «chi» allude, secondo la proposta di Gorni, a una parodia della Trinità: in che precisa relazione, tuttavia, tra le tre fiere e le tre Persone? L’altro stilnovo: ammonizioni e invettive nella “Commedia”: «stilnovo» in quanto, rispetto alle Rime di Dante, è un’invenzione del suo poema, e «altro» in quanto si oppone a quello «dolce» della Vita Nuova: quali ne sono le caratteristiche e perché può dirsi un vertice della poesia dantesca? A queste e ad altre domande, comprese quelle delle due Appendici, si cerca di dare una risposta.